One person

YOU KEEP ME UNDER NO SMELL / How to make sense without you?

Pubblicato in novembre 2021

Editrici Margherita Falqui, Marina Marques e Silvia Marchese

" Negli ultimi mesi abbiamo condotto insieme una ricerca su un fenomeno attuale e contingente: la perdita del senso dell’olfatto, soprattutto causata dal covid. La perdita dell’olfatto non è un tema, è un sintomo: significa perdere contatto con una realtà invisibile che circonda le cose che abbiamo intorno. È perdere fiducia nel proprio intuito. Questo ci interessa anche data la poca considerazione che, socialmente si riserva all’olfatto e per la condizione in cui ci siamo trovate e trovati tutti negli ultimi tempi, fatta di isolamento, non solo fisico e umano, ma anche sensoriale.

Così nasce il nostro progetto collettivo Curatela Placebo, in cui operiamo come gruppo di editrici-curatrici con un’azione curativa/curatoriale che aspira a raccontare e comunicare la percezione olfattiva e l’esperienza della sua perdita nel contemporaneo: la mostra-in-kit YOU KEEP ME UNDER NO SMELL. Se nella costante deodorizzazione e digitalizzazione aveva già senso trattare la perdita dell’olfatto come patologia ma anche come mancanza di contatto, ora, ci risulta impossibile sfuggire a questa urgenza."

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Pubblicato il 23 Aprile 2021 durante la feria per l'edizione Limited Edition Art Fair, Villa Empain, Bruxelles

Quest'opera, presentata nell'occasione della feria LEAF2021, è una scatola azzura dove si trovanno nove serie di otto cartoni colorati, su quale sono stampati recto/verso, sedici titoli di articoli diversi, diffusi sulla pagina principale di qualche grandi siti d'informazione in Europa (Le Monde, Repubblica, Correio da Manha, De Telegraaf, Frankfurter Algemeine Zeitung, The Guardian) e in America (New York Times), il primo aprile 2021. Questa data del primo aprile di ogni anno, è quella del "pesce d'aprile", tradizione che la stampa segue volontieri, inserando informazioni un po pazze nel mezzo delle informazione autentiche. Quindi, il gioco, in quest'opera, in somma, è d'indovinare alla lettura di questi media importanti, cosa è una realtà, e cosa è una bugia. Esercizio non facile nel 2021!

Hors d'oeuvre (Serendipity # 3)

Pubblicato il 19 Dicembre 2020, Eté78, Bruxelles

Editore Septembre Tiberghien, Olivier Gevart

Grafica Mélanie Berger

Durante 2020, tre edizioni di un progetto editoriale chiamato Serendipity sono pubblicati dal centro d'arte Eté78. Ogni edizione parte di un episodio dell'anno 1978, trasmesso agli artisti come punto di partenza, per l'ispirazione. La terza edizione parte per esempio dalla morte del Conte Georges Moens de Fernig, il 16 agosto 1978. Un personnagio importante della storia del Belgio, che ha avuto un ruolo decisivo alla Fiera Universale del 1958, a Bruxelles. L'opera immaginata in questo contesto vivo di creazione è un testo, intitolato "Hors d'oeuvre" (un gioco di parole in francese, significando sia "fuori della solita opera", e anche designando una cosa che si mangia nelle cene prestigiose). Ed una fotografia del centro d'arte Eté78, presa una sera d'agosto 2020. Il testo si presenta come una finta analisa, molto razionale, delle condizioni di creazione trasmitti agli artisti, in questo progetto, nella sua epoca. Fa il ritratto di uno spirito in cerca ossessiva di senso e di logica (al punto di essere un po patetico), che prova di materializzare il suo sconforto sotto la forma metaforica di un pezzo schiacciato di terra bianca, di porcellana, ectoplasma abitando la sua psiche. Nel Dicembre 2020 viene una mostra per concludere il progetto editoriale, dove è presentato, nel vero, il pezzo di terra, lasciata all'ammirazione del pubblico. Sarebbe una reliquia del Conte? Un pezzo della Croce? O una rappresentazione della nostra esistenza fisica, in un tempo molto digitale e solitario? 

Photos mostra : Regular Studios

 

Cartone d'invito e manifesto della mostra "Support Act : La clé des champs", Botanique, Bruxelles,

Distribuiti a gennaio 2020

Nella prospettiva della mostra "Support Act : La clé des champs" (Botanique, Bruxelles, 20.02-29.03.2020) sono stampati un manifesto e un cartone d'invito. Questo cartone è una fotografia dei quartieri degli affari, nel Norde di Bruxelles, presa di notte dal ponte che guarda sull'autostrada che circonda il centro storico. Dove sono solo visibile alcuni segni commerciali, luci nel buio. Questa basa stampata è resa unica tra un azione di perforazione, effettuata a mano sui 2000 cartone mandati per posta dal Botanique al suo pubblico. Perforazioni di animali e piante, improvvisamente buttati nell'ambito urbano. Il manifesto rivela, per parte sua, un immagine dove i scatti delle perforazioni si ritrovanno su una semplice mano: qui, sono conigli che si colpiscono, toccano, percuotono...

Protocole / Protocol

Pubblicato in Novembre 2017

Editore Christophe Veys

Il collezionista e storico dell’arte belga Christophe Veys conduce da qualche anno un progetto editoriale chiamato Protocole/Protocol. Il principio di questa pubblicazione st anel chiedere a vari artisti di proporre un progetto d’opera che verrà poi realizzata dalla persona che ne acquisti il protocollo, una sorta di certificato. Invitato a immaginare qualcosa in questo contesto, la proposta in questione è un po’ sui generis, e sfrutta i parametri imposti per creare qualcosa di diverso. Piuttosto che un’indicazone chiara a fare qualcosa, il testo che si legge sul protocollo è un’osservazione del mondo reale, di dettagli, di situazioni vissute. Storielle, aneddoti… Le 30 copie del protocollo (normalemente un formulario standard) sono tutte diverse. Insieme, formano una sorta di romanzo, un racconto frammentato. Quindi « l’opera da fare » è resa più nella condivisione di un’osservazione del mondo, che nell’ingiunzione a fabbricare un oggetto o a intraprendere un’azione. La fotografia completa la condivisione dell’osservazione. Un’immagine diversa è stampata dietro ogni protocollo (normalmente la grafica è standard per ogni esemplare, ma in questo caso è alterata da un intervento fisico). La scelta di un protocollo avviene casualmente. La persona che acquista un protocollo fa così esperienza del caso, della fortuna, che crea spesso condizioni favorevoli all’osservazione. L’autorità potenziale dell’artista è anche sfidata nello spazio dedicato al suo nome sul formulario. Vengono infatti usate 30 formulazioni diverse del suo nome e cognome, inventando una varietà di profili d’artista immaginari. Come se l’autore si diluisse in diverse entità.

Patch Magazine

Pubblicato in Dicembre 2016

Institut Supérieur pour l'Etude du Langage Plastique, Bruxelles

Editore Florence Cheval, Franz Drakkar, Yoann Van Parys

Simultaneamente alla mostra all’Institut Supérieur Pour l’Etude du Langage Plastique di Bruxelles, all'autunno 2016, intitolata in modo ironico «De l’assemblée à l’imprimante» (titolo che rimanda in parte a Steve Jobs, in parte suona marxisto-leninisto) è stato pubblicato il primo numero di una rivista, ad accompagnare la nuova programmazione della nuova direttrice (la pubblicazione della prima edizione è avvenuta finalmente dopo un anno, nel mezzo di un disaccordo con il personale del centro, ed è rimasto l’unico numero). La direzione di questa rivista è stata condivisa con Florence Cheval e Franz Drakkar. I contributi personali in questa rivista, oltre alla direzione artistica, sono due testi d’introduzione e di postfazione : « Je vous ai compris / Je ne vous ai pas compris » (Vi ho capito/Non vi ho capito), un testo illustrato : « Deux Juillet, troisième âge » (Due di Luglio, terza età), e delle pagine in cui si mescolano contenuti diversi. Tra cui autoritratti realizzati da ogni membro del personale del centro d’arte, accompagnati da scannerizzazioni dei loro appunti di lavoro quotidiani con la grafia tipica di ognuno, foto scattate sul posto del personale al lavoro, citazioni provenienti da un’installazione originale di Joseph Kosuth, rinnegata più tardi dallo stesso artista, finte pubblicità positiviste sul mondo dell’arte e materiale d’archivio trovato nella biblioteca del centro.