One person

Roma

Le Delta, Namur

13.08-05.09.2021

A cura di Anaël Lejeune

"Quest'estate il Delta ospita una nuova installazione dell'artista Yoann Van Parys (1981). Proveniente dal disegno, dal fumetto, poi dalla fotografia e dalla scrittura d'arte, l'artista non smette di interrogarsi sul funzionamento delle immagini lavorando sulla loro materialità, sulla loro frammentazione, sulle loro associazioni. Se non fosse per la sua estetica generosamente colorata e per l'umorismo stralunato che lo caratterizza (e che dovrebbe mettere in guardia il pubblico dall'elemento di derisione sempre presente nel modo in cui guarda ai suoi contemporanei e ai loro comportamenti), l'opera di Yoann Van Parys nasconde comunque una dimensione malinconica ed elegiaca. Roma, il cui nome si moltiplica all'interno dello spazio vetrato, rimane irrimediabilmente inaccessibile. È una terra idilliaca, difficile da visitare in questo periodo di Covida a causa dell'impedimento dei movimenti della popolazione; è l'ex terra promessa degli artisti europei e il simbolo di un'età dell'oro artistica che forse non è mai stata raggiunta. Questa città irraggiungibile e tutto ciò che simboleggia sono sostituiti da altre immagini più futili e superficiali, incontrate nel corso di una passeggiata a Namur, che sembrano fungere da palliativi al viaggio: vetrine in cui è ammassata la nostra presunta ricchezza, manichini di plastica simili a statue antiche con canoni di bellezza impeccabili, cantieri eretti come rovine al contrario, monumenti locali obsoleti, finta vegetazione esotica in vaso, canali fluviali su cui navigano poche e stanche chiatte. Tanti oggetti frivoli e divertimenti che suonano come vuote e facili promesse di accesso all'altrove e all'autentico; "Vola via" promette una pubblicità. Tuttavia, nello spazio vetrato del Tambour, i diversi strati di immagini si sovrappongono e si opacizzano, interponendosi inesorabilmente di fronte a Roma per sostituirla perfidamente e definitivamente."

Anaël Lejeune

 

Agents of change

LMNO galleria, Bruxelles

02.07-28.08.2021

A cura di Valentina Bianchi, Julie Gaillard, Natacha Mottart, Christophe Veys

" Agents  of  change  in  social  sciences  are  defined  as  individuals  who  promote  and enable change to happen within a group or organization. Some natural and artificial agents  that  contribute  to  climate  change and to local or global, pervasive phenomena can  be  identified  with  the  same  phrase. People working with a bottom-up approach to  encourage  systemic  change  through actionable,  tangible  improvements  to these polluting situations are also agents of change. This exhibition attempts to identify and display a number of manifestations of apparently insignificant elements, actions, factors,  and  individuals  that  have  led  or could lead to exponentially greater effects. The artworks can then tackle social issues, environmental  challenges,  or  even  very personal inner realities. "

Opere nel contesto di questa mostra : Manifeste du pessimisme, 2021 (Manifesto del pessimismo) & Manifeste de l'optimisme, 2021 (Manifesto dell'ottimismo)

Bonjour, Au Revoir

Art Au Centre 6, Liège

03.06-31.08.2021

Ho due parole a dirvi. 

Un homme qui dort

Galerie LMNO, Bruxelles

25.11-06.12.2020

« Nel corso delle ore, dei giorni, delle settimane, delle stagioni, lasci andare tutto, ti distacchi da tutto. Scopri, a volte, quasi con una sorta di ebbrezza, che sei libero, che niente ti appesantisce, ti fa piacere o ti dispiace. Trovi, in questa vita senza usura e senza un'altra emozione. Possano quei momenti sospesi portati da carte o da certi rumori, certi spettacoli che ti dai, una felicità quasi perfetta, affascinante, a volte gonfia di nuove emozioni. Conosci il riposo totale, sei, in ogni momento, risparmiato, protetto. Vivi in ​​una parentesi benedetta, in un vuoto pieno di promesse e da cui non ti aspetti nulla. Sei invisibile, limpido, trasparente. Non esisti più: continuazione di ore, continuazione di giorni, il passare delle stagioni, il passare del tempo, sopravvivi, senza gioia e senza tristezza, senza futuro e senza passato, così, semplicemente, ovviamente, come una goccia d’acqua che riluce dal rubinetto di una stazione d'acqua su un approdo, come sei calzini imbevuti in una bacinella di plastica rosa, come una mosca o come un'ostrica, come una mucca, come una lumaca, come un bambino o come un vecchio, come un topo.  » 

Georges Perec, Un homme qui dort, 1967

Support Act : La clé des champs

Le Botanique, Brussels

20.02-29.03.2020

A cura di Grégory Thirion & Mathilde Manche

Support Act: La clé des champs consiste in un’installazione di numerose opere disposte sulle pareti dello spazio, sorgenti di luce colo­rata, e una performance. La mostra è stata presentata  un po prima la pandemia.

L’ambiente (o meglio la scena) è impostato isolando ogni angolo dello spazio espositivo con l’uso di luci colorate che proiettano pozze di colore tridimensionali, delimitando aree diverse e riflettendosi sulle opere appese o appoggiate tutt’intorno. Queste opere sono una sovrapposizione miscellanea di fotografie e disegni stampati con la serigrafia, superfici dipinte sul vetro, a volte isolate ma più spesso riunite in gruppi. Le loro posizioni sono determinate da barre metalliche disposte alcune in orizzontale e altre in verticale, a costruire una sorta di griglia irregolare e intermittente che enfatizza la varietà dei pezzi in relazione all’ambiente architettonico. Come la maggior parte dei suoi lavori, queste barre sono frutto di un’operazione di riciclo, impiegate come materiale artistico dopo essere state trovate, abandonate,nelle strade di Bruxelles. Solitamente le troviamo all’interno delle mura, come struttura di sostegno degli edifici, ma in questo caso diventano nudi relitti urbani che amplificano un atmosfera di città moderna . Ogni lavoro è stato creato aggiungendo strati di profondità fisica e concettuale, sovrapponendo parole e idee, immagini e suggerimenti, impiegando diversi materiali e formati in ogni singolo pezzo. Un background di vignettista  traspare in questi esempi, soprattutto nell’arguzia che dimostra con alcune di queste associazioni e nel modo in cui gioca con trasparenza e opacità, nascondendo e rivelando strati differenti a suo piacimento. Altri lavori sono fatti di scritte stampati su delle volantini politici, di partiti diversi. Creanno incontri ironiche tra tipi di linguagi, tra poetica, e propaganda.

Alcune delle opere contengono personaggi curiosi, spesso archetipi alla ricerca di una connessione con lo spettatore. Durante la performance una persona indossa una maschera bianca di Pedrolino della Commedia dell’Arte, seduto in silenzio al suo computer, apparentemente escluso dai dialoghi che nascono tra i visitatori. Grazie a un proiettore, però, gli astanti possono constatare che in realtà sta scrivendo qualcosa sul suo PC in francese, inglese o italiano: pezzi di conversazioni che gli capita di captare, commenti e risposte alle loro domande, intervallati dai suoi pensieri personali, forse innescati da una parola casuale che ha colto nella confusione generale. Mezzo presente, mezzo assente, sembra riunire i personnagi delle composizione murale, giocando i diversi ruoli da solo, operando quasi come un prismo, o mago, o buffone di corte, provando di azionare una catarsi nel mezzo di una folla confusa.

Astérix & Obélix sur la Côte d'Azur

Thankyouforcoming, MAMAC, Nizza

23.11.2019

A cura di Claire Migraine

La performance, a cura di Claire Migraine e della sua associazione Thankyouforcoming, presentata al MAMAC, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Nizza, ha concluso una settimana di residenza nella regione, favorendo l’incontro di diverse personalità del settore delle arti visive. Si sviluppa in tre momenti. Nel primo è presentata la teoria detta di « Astérix & Obélix » (un riferimento al famoso fumetto di René Goscinny e Albert Uderzo, conosciuti per la trattazione ironica di varie nazioni, e dei rispettivi stereotipi culturali). Questa teoria è offerta al pubblico come in parte umoristica, in parte seria, sotto la forma di un'esplorazione degli immaginari collettivi di determinate zone geografiche. Nel secondo momento sono proiettati gruppi di immagini di opere realizzate da artisti originari del Belgio, della Francia in generale, e in particolare della regione di Nizza. Nel terzo momento, delle mappe sono “disegnate” sul suolo con fili colorati per rappresentare una frontiera approssimata, insieme a delle parole legate a questi immaginari che li incarnano. Parole stampate su dei semplici fogli di carta, con i nomi di grandi città presenti in queste tre zone. Il tutto ha luogo nelle sale del museo, ricche di opere e di aperture verso vari immaginari.

Foto : Alexandre Ansel, Claire Migraine